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mercoledì 7 novembre 2007

Voce in capitolo



Non sono capace di utilizzare la mia voce. Questo è comune alla gran parte degli uomini: corde vocali sotto sforzo, gole arrossate, diaframmi bloccati… sono molte le patologie. Un uso corretto della voce, a quanto ne ho capito, è subordinato ad un giusto processo respiratorio, e ciò mi sembra ragionevole. Trovare materiale, in rete, che spieghi come respirare correttamente è molto semplice. Riuscire ad applicare i metodi descritti è già più difficile. Avere la costanza richiesta non è da me. Il processo non è molto dissimile a quello di imparare uno strumento e lo studio che ne sto facendo in questi giorni nel corso di Acustica musicale conferma che deve essere così. Il sistema che ci permette di parlare, cantare e comunicare (più in generale) è complesso. Le corde vocali funzionano come un'ancia (cfr. clarinetto, oboe,…), il condotto respiratorio che le collega alla bocca è simile ad un tubo cilindrico, ma con un comportamento variabile dovuto alle concentrazioni di vapore acqueo, non costanti, alla non rigidità delle pareti e così via. Senza addentrarsi in particolari è chiaro quindi che per gestire un tale strumento ci voglia una buona padronanza del proprio corpo. Il primo obiettivo che mi pongo è quello di percepire i movimenti del diaframma e migliorare la capacità inspiratoria. Poi mi concentrerò sulla espirazione e quindi sulla emissione dei suoni.
Mi ci vorrà tempo, per ora mi limiterò all'invidia per chi la voce la sa usare, davvero.

Nelle foto due tipi di voce completamente diversi: I cugini di campagna a confronto con Enrico Caruso. Non esprimo la mia preferenza, potete immaginarla.

lunedì 5 novembre 2007

Tubi corrugati


Una giornata di riposo è quello che ci vuole quando si ha tanto, troppo da fare.
Ho studiato un po', ma poco, ho visto per un po' la televisione, cosa rara, e sono stato davanti allo schermo del mac a non fare nulla: questo è molto frequente, invece.
Il fatto più notevole della giornata è stato l'acquisto di 10m di tubo corrugato ( dal diametro di 16mm, per la precisione). Perché? Se ci si soffia dentro si "ode" un suono strano, particolare, vagmente elettronico. Avevo intenzione di registrarlo, oggi, e di pubblicarlo qui. Il dolce far nulla (ed una chiamata a sorpresa con annessa richiesta d'aiuto in matematica, da parte del mio "allievo" del 4˚ginnasio) ha avuto la meglio. Magari domani vi farò sentire che suoni si possono produrre. Dopo di ché, con pazienza e precisione, mi occuperò del taglio del tubo corrugato. Parlando con il fruttivendolo egiziano sotto casa ho scoperto inoltre che in Egitto si usa fabbricare flauti - ovvero lui lo ha fatto in giovinezza - tagliando questo tubo zigrinato e praticando dei fori.
Nel giro di qualche giorno, la mia collezione di strumenti musicali si amplierà ancora, temo.

sabato 3 novembre 2007

London Calling


Quando fare acquisti è una pausa (più o meno meritata), lo shopping non è poi così da disprezzare.
London Calling, a viale XXI Aprile in Roma, è un negozio che invoglia all'acquisto. La moda è quella (indovinate un po') inglese. I prezzi, purtroppo, non sono molto economici, ma gli euro in più sono ripagati dalla disponibilità dei venditori e dalla musica allo stereo. Oggi mi sono portato a casa una felpa Emerica ed un paio di Vans (i modelli quelli in foto).
"London Calling" è però soprattutto un album ed una canzone dei The Clash del 1979: canzone che ben rappresenta, a mio avviso, la band.
"This is London calling..." è anche la frase con la quale la radio BBC World Service introduceva le proprie trasmissioni dai paesi occupati, durante la II guerra mondiale; era seguita dal breve tema musicale "Lillibullero", una marcia sul testo del Lord Thomas Wharton e musica di Henry Purcell.
Mettiamo insieme le due informazioni: il ritmo del basso della canzone dei Clash è preso dal segnale morse usato per identificare la V di vittoria (...—). Come? Il segnale fu "messo in musica" da Douglas Ritchie della BBC European Service sulla base del ritmo iniziale della 5ª (V ) sinfonia di Beethoven, compositore tedesco (non è un caso), ed usato come segnale di riconoscimento della emittente stessa, insieme, per l'appunto, a "This is London calling...". Tutto torna, ogni tanto.

giovedì 1 novembre 2007

Mondo musicale


Come è bello avere qualcosa per quello che si pensa esso valga. È un'esperienza rara. Ancora più raro è poterlo avere per quello che si crede di esser sicuri che valga. Quasi impossibile è che ciò accada per un prodotto commerciale, peggio ancora se musicale. Bene, talvolta è possibile.
Il punto è questo: l'idea dei Radiohead (va bene, magari non è un'idea loro, questo non lo so) è semplice e stupenda.
"Noi abbiamo fatto un album ("In Rainbows"). Ci siamo stati un po' a registrarlo. Eccolo, se vi va lo potete scaricare."
"Sì, ma cosa volete in cambio?"
"Mmh, fate voi. Non ci interessa in realtà. Fate come volete, davvero. It's up to you. No really. It's up to you."
Meccanismo perfetto. Ami i Radiohead? Perché non conceder loro fiducia: magari 8£ (circa 11.5€) vanno bene. Non li apprezzi ma sei curioso? Forse 1£ è la cifra giusta. Li odii? Inserite 0£. Impossibile? No no, si può fare. Si entra in una coda di un minuto circa. Meglio di Emule. Immorale? Direi di no. A loro non costa nulla. Se ti dice male, potresti addirittura sentirti in debito verso di loro (si ma com'è poi questo album? La recensione un'altra volta, devo ancora digerirlo).
Questo modo di portare avanti gli affari non mi è però completamente nuovo. A Pasqua ho vissuto l'esperienza di andare in Svizzera. Bello, pulito, i soliti discorsi. Non è questo il merito della Svizzera. Ciò che mi aveva davvero colpito, ma non stupito, era questo: poter mangiare tutto quello che si voleva e poi mettere i soldi, con discrezione, a proprio piacimento, in un maialino di coccio in mezzo al tavolo. Fantastico. Si mangia meglio vi assicuro. Certo a nessuno verrebbe in mente di non pagare. Con i Radiohead si può, è meno immorale: se scaricate o no, a loro che cambia?
Suggerisco questo: non pagate, pagherete dopo, il giusto, magari anche di più di quello che pensavate. Ed in questo modo, finalmente, ognuno ha ciò che si merita. W i Radiohead: link.
Rinvio a domani l'altro tema del post di oggi: "High Fidelity" di Nick Hornby ovvero del "Come rifiutare una collezione di dischi dal valore inestimabile proprio perché così preziosa". Bene, forse questo post potevo intitolarlo "Mondo finanziario".