lunedì 19 novembre 2007

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Sento il bisogno di un periodo di riflessione. Il mio blog finisce qui.

domenica 18 novembre 2007

:)

Stasera non mi va di scrivere…
ringrazio i 100 utenti che hanno visitato queste pagine in poco meno di 3 settimane.
Ebbene sí, l'ennesimo post auto-celebrativo. Sono fatto cosí, :).

sabato 17 novembre 2007

Open Games


Prima o poi, dopo che si è comprato un mac, viene la curiosità di sfruttare un cosí buon sistema per giocarci. Il risultato è paradossale.
Se si eccettuano alcuni ottimi giochi a pagamento, la disponibilità è molto limitata. Ciò un pochino ti rode. Ma l'open source viene in salvo. Alcuni giochi sono persino ottimi graficamente, anche se un po' carenti sotto altri aspetti. Io ho risolto cosí, con un gioco solo, che nella versione piú moderna, potrebbe girare anche su di un computer di qualche anno fa: Armagetron Advance.
È un anno che ci gioco, quasi un'ora al giorno, e la voglia sembra non passare mai. Ho imparato un po' di ungherese (magyarul), migliorato l'inglese e conosciuto gente simpatica da tutte le parti del mondo. Una di loro, un ragazzo tedesco, ora si trova in Italia. Mi ha invitato a Viareggio ed io sono andato a trovarlo, guadagnandoci un bella giornata di mare.
Ecco di cosa si tratta.
C'è un'arena e ci sono delle moto, stilizzate. Queste, si muovono lasciando una scia colorata e tendono ad una velocità di crociera costante: possono accelerare se corrono vicine alla propria scia ed altrui per poi decelerare. Ogni moto è dotata di una resistenza (rubber) che diminuisce quando la moto tocca una qualsiasi scia o il muro che delimita l'arena e ri–aumenta col tempo. Morale: quando la resistenza finisce, si muore. Il rubber va sfruttato con cura, perché piú si spende, per "scavare" dentro un muro, piú si è veloci e meglio si chiude la porta in faccia agli avversari. Questo perché, un modo ovvio per uccidere gli altri è quello di rinchiuderli all'interno della propria scia, per esempio in un quadrato.
Questa descrizione non riesce a chiarire la dinamica del gioco né lascia intendere tutte le finezze del gioco; per questo vi consiglio di provarlo. È open source e multipiattaforma. Link
Nella lista dei server vi consiglio "Norm's Place" che è frequentato da giocatori amichevoli e disponibili (anche se per la maggior parte molto capaci). Inoltre sono uno degli amministratori del server e cerco di tenere alla larga gli individui meno corretti. Per qualsiasi cosa, chiedere a me.
Se provate a giocare, vedrete le moto fare dei 180º molto velocemente. Non si devono avere delle dita bioniche, basta sfruttare un trucchetto detto "double bind": impostate due tasti per girare a sinistra e due per la destra e premeteli contemporaneamente. Un'ultima cosa: cambiate il nome prima di entrare perché il nome di default (Player 1) non è permesso.

Ah, dimenticavo: il gioco si ispira al film del 1982 Tron, prodotto dalla Walt Disney, diretto da Steven Lisberger e interpretato da Jeff Bridges.
Buon gioco, open.

venerdì 16 novembre 2007

Pensieri partic[o]/[el]lari


"Pai che ce la pai! Scappa scappa!"
"Slepton slepton, grr grr! Mo me lo mangio!"
Il pione volava veloce cercando di sfuggire ad un kaone grosso grosso.
Per sovrastare la confusione cercavo di suonare il saxion: tra mio fratello che ascoltava la musica su di un magnon impianto Bosonec, nuovo nuovo, il telephonon di mamma che suonava in continuazione ed il kaone (Spin) che abbaiava, non riuscivo proprio a concentrarmi. Ed il bambino al piano di sopra che non voleva mangiare i Plasmon! Piangeva piangeva, tutto pieno di excitonzione.
"Sfermion!! Stai fermion! Lascia stare il pione!!"
Ed il kaone si placò e come per incanto tornò il silenzio. Posai il saxion e ripresi a studiare meccanica quantistica. Che sia stato solo tutto un sogno ad occhi aperti?

P.S.: piccoli giochi crescono… non ricordano un po' quelli sulla tavola periodica degli elementi chimici?

giovedì 15 novembre 2007

Sfogo


Non mi piace discutere di attualità e politica ma due parole si possono spendere:
Lupus est homo homini

Non lo ha detto Hobbes, ma Plauto nell'Asinaria. Io non ci credo; se cosí fosse, l'uomo non sarebbe riuscito a controllarsi, la società non esisterebbe. Non basta il timore per l'altro a fermare un istinto cosí come non è lo spirito di sopravvivenza a portare l'uomo ad essere lupo per l'uomo.
Però, quando può, l'individuo è un lupo davvero.
Si può ribaltare la tesi di Hobbes: è il controllo il problema. Non è la legge a tener a bada gli istinti, è la sua mancanza a crearli. Non sono per l'anarchia, ma reputo un dato il fatto che quando la legge può essere ignorata, l'uomo si ritrova senza freni. È meglio non aver controllo affatto?
Ad Anno Zero parlano di Genova, di quella Genova, e la mettono in relazione ai fatti di Domenica.
Io ci vedo un solo legame: lo sfogo.
"Andate, ci sono i black blocks, rompono tutto. Voi fermateli!"
"Bene, se poi non ci sono, io ne approfitto comunque. Danno la possibilità di sfogare tutto quello che ho dovuto trattenere (quale posto vive piú del controllo di una caserma, di una accademia?), non mi fermo mica."
"Andate, la polizia ha ucciso un giovane innocente!"
"Si, facciamoli neri. Se lo meritano (il che mi legittima)."
E non ci si ferma. Cosí come non si fermano quei carabinieri e questi tifosi (ma poi il fatto che siano supporters è completamente accessorio). Non ci si controlla piú, quando si ha la possibilità, la scusa per non farlo. La guerra la si vuole, guarda caso, soprattutto quando si è in una dittatura (o sotto Bush).
Non voglio estendere e terminare la mia tesi qui: magari tra qualche anno ne farò un saggio, e molto piú probabilmente avrò idee opposte (cosí come le avevo prima di pensarci in questi minuti).
Polizia o manifestanti, professori o studenti, quando si può, ci si sfoga, non ci si controlla, si uccide. Capita anche a noi, no?

mercoledì 14 novembre 2007

Piove


Quante frasi celebri iniziano con "Piove…".
Io adoro la pioggia: mi ispira uno stato d'animo piacevole. Persino oggi, mi sono goduto le gocce cielesti; ma solo mentre cadevano.
Per la prima volta da quando ho la bici, è piovuto ma non ha smesso quando era il momento di tornare a casa. Cosí mi son dovuto fare il ritorno sotto la pioggia; non era leggera. Se non si pensa ai rischi del caso, ad esempio la bici era poco visibile e non ho perso tempo ad accendere i fari, avendoci pensato troppo tardi, se non si bada al fatto che la discesa sui sanpietrini con STOP finale va fatta o scendendo dalla bici o non fermandosi allo STOP (ho optato per la seconda, frenando come un ossesso, con continui slittamenti di entrambe le ruote alternativamente: una specie di ABS umano che però non ha evitato la rischiosa immissione), se non ci si preoccupa di come si starà a disagio una volta scesi dalla bici, tornare sotto la pioggia sulle due ruote è davvero pacificante. È liberatorio, come la doccia quando si è tesi e nervosi. Provatelo.

martedì 13 novembre 2007

2 settimane

Le ripetizioni all'allievo sono finite tardi, quindi giusto poche righe.
Innanzitutto auguri al blog, che compie 2 settimane.
Ieri notte ho finito di leggere High Fidelity di Nick Hornby, e per un commento aspetto di vedere anche il film.