lunedì 19 novembre 2007

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Sento il bisogno di un periodo di riflessione. Il mio blog finisce qui.

domenica 18 novembre 2007

:)

Stasera non mi va di scrivere…
ringrazio i 100 utenti che hanno visitato queste pagine in poco meno di 3 settimane.
Ebbene sí, l'ennesimo post auto-celebrativo. Sono fatto cosí, :).

sabato 17 novembre 2007

Open Games


Prima o poi, dopo che si è comprato un mac, viene la curiosità di sfruttare un cosí buon sistema per giocarci. Il risultato è paradossale.
Se si eccettuano alcuni ottimi giochi a pagamento, la disponibilità è molto limitata. Ciò un pochino ti rode. Ma l'open source viene in salvo. Alcuni giochi sono persino ottimi graficamente, anche se un po' carenti sotto altri aspetti. Io ho risolto cosí, con un gioco solo, che nella versione piú moderna, potrebbe girare anche su di un computer di qualche anno fa: Armagetron Advance.
È un anno che ci gioco, quasi un'ora al giorno, e la voglia sembra non passare mai. Ho imparato un po' di ungherese (magyarul), migliorato l'inglese e conosciuto gente simpatica da tutte le parti del mondo. Una di loro, un ragazzo tedesco, ora si trova in Italia. Mi ha invitato a Viareggio ed io sono andato a trovarlo, guadagnandoci un bella giornata di mare.
Ecco di cosa si tratta.
C'è un'arena e ci sono delle moto, stilizzate. Queste, si muovono lasciando una scia colorata e tendono ad una velocità di crociera costante: possono accelerare se corrono vicine alla propria scia ed altrui per poi decelerare. Ogni moto è dotata di una resistenza (rubber) che diminuisce quando la moto tocca una qualsiasi scia o il muro che delimita l'arena e ri–aumenta col tempo. Morale: quando la resistenza finisce, si muore. Il rubber va sfruttato con cura, perché piú si spende, per "scavare" dentro un muro, piú si è veloci e meglio si chiude la porta in faccia agli avversari. Questo perché, un modo ovvio per uccidere gli altri è quello di rinchiuderli all'interno della propria scia, per esempio in un quadrato.
Questa descrizione non riesce a chiarire la dinamica del gioco né lascia intendere tutte le finezze del gioco; per questo vi consiglio di provarlo. È open source e multipiattaforma. Link
Nella lista dei server vi consiglio "Norm's Place" che è frequentato da giocatori amichevoli e disponibili (anche se per la maggior parte molto capaci). Inoltre sono uno degli amministratori del server e cerco di tenere alla larga gli individui meno corretti. Per qualsiasi cosa, chiedere a me.
Se provate a giocare, vedrete le moto fare dei 180º molto velocemente. Non si devono avere delle dita bioniche, basta sfruttare un trucchetto detto "double bind": impostate due tasti per girare a sinistra e due per la destra e premeteli contemporaneamente. Un'ultima cosa: cambiate il nome prima di entrare perché il nome di default (Player 1) non è permesso.

Ah, dimenticavo: il gioco si ispira al film del 1982 Tron, prodotto dalla Walt Disney, diretto da Steven Lisberger e interpretato da Jeff Bridges.
Buon gioco, open.

venerdì 16 novembre 2007

Pensieri partic[o]/[el]lari


"Pai che ce la pai! Scappa scappa!"
"Slepton slepton, grr grr! Mo me lo mangio!"
Il pione volava veloce cercando di sfuggire ad un kaone grosso grosso.
Per sovrastare la confusione cercavo di suonare il saxion: tra mio fratello che ascoltava la musica su di un magnon impianto Bosonec, nuovo nuovo, il telephonon di mamma che suonava in continuazione ed il kaone (Spin) che abbaiava, non riuscivo proprio a concentrarmi. Ed il bambino al piano di sopra che non voleva mangiare i Plasmon! Piangeva piangeva, tutto pieno di excitonzione.
"Sfermion!! Stai fermion! Lascia stare il pione!!"
Ed il kaone si placò e come per incanto tornò il silenzio. Posai il saxion e ripresi a studiare meccanica quantistica. Che sia stato solo tutto un sogno ad occhi aperti?

P.S.: piccoli giochi crescono… non ricordano un po' quelli sulla tavola periodica degli elementi chimici?

giovedì 15 novembre 2007

Sfogo


Non mi piace discutere di attualità e politica ma due parole si possono spendere:
Lupus est homo homini

Non lo ha detto Hobbes, ma Plauto nell'Asinaria. Io non ci credo; se cosí fosse, l'uomo non sarebbe riuscito a controllarsi, la società non esisterebbe. Non basta il timore per l'altro a fermare un istinto cosí come non è lo spirito di sopravvivenza a portare l'uomo ad essere lupo per l'uomo.
Però, quando può, l'individuo è un lupo davvero.
Si può ribaltare la tesi di Hobbes: è il controllo il problema. Non è la legge a tener a bada gli istinti, è la sua mancanza a crearli. Non sono per l'anarchia, ma reputo un dato il fatto che quando la legge può essere ignorata, l'uomo si ritrova senza freni. È meglio non aver controllo affatto?
Ad Anno Zero parlano di Genova, di quella Genova, e la mettono in relazione ai fatti di Domenica.
Io ci vedo un solo legame: lo sfogo.
"Andate, ci sono i black blocks, rompono tutto. Voi fermateli!"
"Bene, se poi non ci sono, io ne approfitto comunque. Danno la possibilità di sfogare tutto quello che ho dovuto trattenere (quale posto vive piú del controllo di una caserma, di una accademia?), non mi fermo mica."
"Andate, la polizia ha ucciso un giovane innocente!"
"Si, facciamoli neri. Se lo meritano (il che mi legittima)."
E non ci si ferma. Cosí come non si fermano quei carabinieri e questi tifosi (ma poi il fatto che siano supporters è completamente accessorio). Non ci si controlla piú, quando si ha la possibilità, la scusa per non farlo. La guerra la si vuole, guarda caso, soprattutto quando si è in una dittatura (o sotto Bush).
Non voglio estendere e terminare la mia tesi qui: magari tra qualche anno ne farò un saggio, e molto piú probabilmente avrò idee opposte (cosí come le avevo prima di pensarci in questi minuti).
Polizia o manifestanti, professori o studenti, quando si può, ci si sfoga, non ci si controlla, si uccide. Capita anche a noi, no?

mercoledì 14 novembre 2007

Piove


Quante frasi celebri iniziano con "Piove…".
Io adoro la pioggia: mi ispira uno stato d'animo piacevole. Persino oggi, mi sono goduto le gocce cielesti; ma solo mentre cadevano.
Per la prima volta da quando ho la bici, è piovuto ma non ha smesso quando era il momento di tornare a casa. Cosí mi son dovuto fare il ritorno sotto la pioggia; non era leggera. Se non si pensa ai rischi del caso, ad esempio la bici era poco visibile e non ho perso tempo ad accendere i fari, avendoci pensato troppo tardi, se non si bada al fatto che la discesa sui sanpietrini con STOP finale va fatta o scendendo dalla bici o non fermandosi allo STOP (ho optato per la seconda, frenando come un ossesso, con continui slittamenti di entrambe le ruote alternativamente: una specie di ABS umano che però non ha evitato la rischiosa immissione), se non ci si preoccupa di come si starà a disagio una volta scesi dalla bici, tornare sotto la pioggia sulle due ruote è davvero pacificante. È liberatorio, come la doccia quando si è tesi e nervosi. Provatelo.

martedì 13 novembre 2007

2 settimane

Le ripetizioni all'allievo sono finite tardi, quindi giusto poche righe.
Innanzitutto auguri al blog, che compie 2 settimane.
Ieri notte ho finito di leggere High Fidelity di Nick Hornby, e per un commento aspetto di vedere anche il film.

lunedì 12 novembre 2007

Fuori corda


Il pianoforte è stato accordato oggi, ma io sono ancora giú di corda. Mi scordo in continuazione dove vadano gli indici ed il mio cordoglio cresce per ogni derivata covariante sbagliata. Domani dobbiamo fare cordata e sconfiggere il nemico (armati di un po' di scòrdio, magari). Ricordate: se siamo cordiali tra di noi, tutto andrà bene.
Sursum Corda amici.
P.S.: Vi avevo avvisato, sono un po' stanco, ignorate questo articolo.
P.P.S.: Non vi mettete a fare la lista delle possibili parole con cord che avrei potuto utilizzare ma non l'ho fatto. Grazie. Non volevo certo battere chissà quale record.

domenica 11 novembre 2007

Riposo, meritato

Oggi ho fatto:
  1. Registrato e arrangiato "Why", con Paolo e Claudio;
  2. Studiato Relatività generale;
  3. Appreso i risultati dell'esonero di Meccanica quantistica;
  4. Suonato gli studi di Chopin op.10 n.1, op.25 n.9, op.25 n.12;
  5. Giocato ad Armagetron;
  6. Varie ed eventuali.
Tutto ciò non necessita di tanti commenti, ma si può comunque dire che:
  1. Sta venendo bene;
  2. Sembra semplice, ma ho studiato troppo poco;
  3. Tutto bene;
  4. L'op.10 n1 e l'op.25 n.12 si basano sugli arpeggi. Quest'ultimo è meraviglioso, e sto facendo notevoli progressi;
  5. … …
Si prenda questa pubblicazione come promemoria per me.
P.S.: è una mia impressione o improvvisamente ( e senza motivo apparente) mi è cambiata l'interlinea e forse la spaziatura? Che sia dovuto alla mappa di google maps?

sabato 10 novembre 2007

Ciclo-centro e ciclo-accessori

Andare in bici al centro è bellissimo. Il percorso da casa mia è:
Via nomentana (altezza Villa Torlonia/Paganini)
  • Porta Pia
  • Via 20 settembre
  • Largo di Santa Susanna
  • Via Leonida Bissolati
  • Via di San Basilio
  • Piazza Barberini
  • Via del Tritone
  • Via dei 2 macelli
  • Piazza di Spagna


Visualizzazione ingrandita della mappa


Di bello c'è la gente, i turisti, la libertà… sono i soliti luoghi comuni, ma sono veri.
La cosa che piú vale, però, è poter girare il centro, una volta arrivati a destinazione. Le distanze si fanno piccole, le strade familiari.
Per anni ho cercato di capire come fosse fatto il centro di Roma, ma inutilmente. Sono infinite le volte che mi sono perso – incredibile ma vero, da lungotevere al teatro Argentina è stato piú volte un impresa, per la mia voglia di accorciare le distanze – e vani erano stati i miei tentativi di creare i giusti collegamenti mentali tra un punto e l'altro.
Con la bici è diverso. Ho capito che Fontana di Trevi è sotto il Quirinale: sí, lo sapevo, ma ora l'ho capito e lo hanno capito le mie gambe… la salita non è cosí leggera. Il collegamento Piazza di Spagna - Via della vite - fontana di Trevi - Quirinale - Porta Pia non mi era mai riuscito senza sbagliare alcuna strada
Il pomeriggio l'ho passato in automobile, invece: sono andato prima a comprare un tubo telescopico per l'antenna di casa e poi a comprare gli accessori per la bici, il tutto con l'accompagnamento di papà. La scelta, di comodo, è stata Cisalfa alla Rustica. Non è male, è fornito, i prezzi sono buoni ed il commesso gentile.
Risultato: coppia di borse da agganciare ai lati del portapacchi, molto discrete, non quelle grosse, unite… porta borraccia e borraccia, computerino multiuso (velocità, chilometraggio, tempi ecc.). Il tutto a 60€ ca.
Il corpo sta meglio, la mente è appagata. Una buona giornata.

venerdì 9 novembre 2007

Laconicamente




La prima volta che sentii parlare della Laconia avevo 6 o 7 anni. L'idea di poter esprimere un concetto in modo conciso mi attrasse sin da subito e cercai di seguirne il modello. I miei primissimi scritti erano piú o meno cosí:

Quest'estate sono andato al mare. Mi sono divertito molto. Ho imparato a fare i tuffi. Mamma dice che sono molto bravo…

Naturalmente alla maestra il tema non piacque. Cambiai completamente:

Quest'estate sono andato al mare, mi sono divertito molto ed ho imparato a fare i tuffi e mia mamma dice che sono molto bravo e che faccio i tuffi molto alti ma che devo stare attento perché posso farmi male se inciampo ma i miei amici dicono di esser molto piú bravi di me per questo mi impegnerò molto ed il prossimo anno sarò piú bravo di loro.

Ricordo di aver scritto un periodo lungo sei righe di quaderno. Ebbi, successivamente, un'altra avventura stilistica. Studiando la grammatica venni a conoscenza delle parentesi: mi sembrava un'idea geniale, poter esprimere tutto quello che non entrava in una frase, all'interno di parentesi:

Quest'estate sono andato al mare (mi sono divertito molto) ed ho imparato a fare i tuffi (mia mamma dice che sono molto bravo (ma i miei amici dicono di esser piú bravi di me)).

Presi sufficiente, un voto basso, e ci rimasi male.
I miei rivolgimenti interiori si esplicarono nel contrasto tra le due scuole di oratoria: l'Attica e l'Asiana. Cicerone aveva capito tutto, ponendosi nel mezzo di due grandi scuole divenne uno dei (il?) piú grandi oratori della Storia; io, però, feci il tifo per Giulio Cesare.
Credo che il contrasto tra questi due modi di combattere con la lingua non cesserà mai. Porto qui una mia riflessione, senza dubbio affrettata: il numero di parole impiegate è inversamente proporzionale all'intelligenza ed alla profondità di ciò che viene detto.
Evito ogni riflessione di tipo sociologico: rischiosa, sempre ricca di luoghi comuni e necessitante una trattazione molto piú complessa ed articolata. Però è chiaro che un numero elevato di parole ha un effetto simile al latinorum dell'Azzeccagarbugli: confonde, infonde un senso di inferiorità e di controllo in chi ascolta e fa apparire piú colto chi parla.
Oscar Wilde diceva…: quante frasi brevi, come quelle dell'Inglese, sono così ricche di contenuto e quante sono invece inutilmente lunghe. È una regola? Non lo so, fateci caso.
Il buon senso mi dice che esiste un limite inferiore:

contenuto = 1/(parole-minimo)

Cosí, funziona.

giovedì 8 novembre 2007

Attesa


I momenti che precedono un esame sono sempre uguali. Il nervosismo, il freddo, una strana voglia di non fare nulla, di fermarsi. È un'attesa, e come tutte le attese ha i suoi lati positivi. La mente si libera e si va a letto prima.
Domani l'esonero di Meccanica Quantistica: in bocca al lupo a me, ai miei amici ed ai miei colleghi.

mercoledì 7 novembre 2007

Voce in capitolo



Non sono capace di utilizzare la mia voce. Questo è comune alla gran parte degli uomini: corde vocali sotto sforzo, gole arrossate, diaframmi bloccati… sono molte le patologie. Un uso corretto della voce, a quanto ne ho capito, è subordinato ad un giusto processo respiratorio, e ciò mi sembra ragionevole. Trovare materiale, in rete, che spieghi come respirare correttamente è molto semplice. Riuscire ad applicare i metodi descritti è già più difficile. Avere la costanza richiesta non è da me. Il processo non è molto dissimile a quello di imparare uno strumento e lo studio che ne sto facendo in questi giorni nel corso di Acustica musicale conferma che deve essere così. Il sistema che ci permette di parlare, cantare e comunicare (più in generale) è complesso. Le corde vocali funzionano come un'ancia (cfr. clarinetto, oboe,…), il condotto respiratorio che le collega alla bocca è simile ad un tubo cilindrico, ma con un comportamento variabile dovuto alle concentrazioni di vapore acqueo, non costanti, alla non rigidità delle pareti e così via. Senza addentrarsi in particolari è chiaro quindi che per gestire un tale strumento ci voglia una buona padronanza del proprio corpo. Il primo obiettivo che mi pongo è quello di percepire i movimenti del diaframma e migliorare la capacità inspiratoria. Poi mi concentrerò sulla espirazione e quindi sulla emissione dei suoni.
Mi ci vorrà tempo, per ora mi limiterò all'invidia per chi la voce la sa usare, davvero.

Nelle foto due tipi di voce completamente diversi: I cugini di campagna a confronto con Enrico Caruso. Non esprimo la mia preferenza, potete immaginarla.

martedì 6 novembre 2007

7


Il blog compie oggi la sua prima settimana di vita. Il mio esperimento funziona: tanto debole è la mia memoria che mi sarei già dimenticato di quelle poche cose che ho qui fissato. Oggi, tra le altre cose, mi sono sfoltito i capelli (il "mi sono" non è segno di decadenza stilistica, questa volta, ma indica una coincidenza di soggetto ed oggetto), ho registrato la voce di Paolo per una canzone del nostro gruppo, i Gray Rose, ho studiato, ho aiutato Andrea, il mio "allievo", a capire la matematica ed ho passato la mia dose di tempo abituale davanti allo schermo del mio mac. Una giornata come tante altre. Per festeggiare la prima settimana del blog, scriverò l'articolo più corto sino a questo momento: una boccata di ossigeno non fa mai male.
Auguri.

lunedì 5 novembre 2007

Tubi corrugati


Una giornata di riposo è quello che ci vuole quando si ha tanto, troppo da fare.
Ho studiato un po', ma poco, ho visto per un po' la televisione, cosa rara, e sono stato davanti allo schermo del mac a non fare nulla: questo è molto frequente, invece.
Il fatto più notevole della giornata è stato l'acquisto di 10m di tubo corrugato ( dal diametro di 16mm, per la precisione). Perché? Se ci si soffia dentro si "ode" un suono strano, particolare, vagmente elettronico. Avevo intenzione di registrarlo, oggi, e di pubblicarlo qui. Il dolce far nulla (ed una chiamata a sorpresa con annessa richiesta d'aiuto in matematica, da parte del mio "allievo" del 4˚ginnasio) ha avuto la meglio. Magari domani vi farò sentire che suoni si possono produrre. Dopo di ché, con pazienza e precisione, mi occuperò del taglio del tubo corrugato. Parlando con il fruttivendolo egiziano sotto casa ho scoperto inoltre che in Egitto si usa fabbricare flauti - ovvero lui lo ha fatto in giovinezza - tagliando questo tubo zigrinato e praticando dei fori.
Nel giro di qualche giorno, la mia collezione di strumenti musicali si amplierà ancora, temo.

domenica 4 novembre 2007

Studium, ii

A cinque giorni da un esonero di meccanica quantistica, i dubbi non possono non mancare. La natura di tali incertezze non è paragonabile, purtroppo, con quella di chi studia questa materia da 30 anni; non so se sia così consolante che queste riflessioni non cesseranno mai.

Non tutti sanno che il mondo della Fisica è tutt'altro che perfetto, compiuto e razionale. Da tali imperfezioni scocca la scintilla della ricerca, lo spiraglio delle nuove strade.
Avere davanti agli occhi dei tasselli che non combaciano è quello a cui aspira ogni uomo curioso: ad inseguirne l'incastro perfetto ci pensano i folli ed i bambini, a trovarlo il genio, il fortunato ed il tenace. Un buon fisico spesso riassume in sé questi aspetti: un folle dall'animo infantile, dotato di curiosità, genialità, tenacia e fortuna. Sì, credo di sì.
Questi studi sono quello che aspettavo; se mi deluderanno, saprò quale strada prendere.

sabato 3 novembre 2007

London Calling


Quando fare acquisti è una pausa (più o meno meritata), lo shopping non è poi così da disprezzare.
London Calling, a viale XXI Aprile in Roma, è un negozio che invoglia all'acquisto. La moda è quella (indovinate un po') inglese. I prezzi, purtroppo, non sono molto economici, ma gli euro in più sono ripagati dalla disponibilità dei venditori e dalla musica allo stereo. Oggi mi sono portato a casa una felpa Emerica ed un paio di Vans (i modelli quelli in foto).
"London Calling" è però soprattutto un album ed una canzone dei The Clash del 1979: canzone che ben rappresenta, a mio avviso, la band.
"This is London calling..." è anche la frase con la quale la radio BBC World Service introduceva le proprie trasmissioni dai paesi occupati, durante la II guerra mondiale; era seguita dal breve tema musicale "Lillibullero", una marcia sul testo del Lord Thomas Wharton e musica di Henry Purcell.
Mettiamo insieme le due informazioni: il ritmo del basso della canzone dei Clash è preso dal segnale morse usato per identificare la V di vittoria (...—). Come? Il segnale fu "messo in musica" da Douglas Ritchie della BBC European Service sulla base del ritmo iniziale della 5ª (V ) sinfonia di Beethoven, compositore tedesco (non è un caso), ed usato come segnale di riconoscimento della emittente stessa, insieme, per l'appunto, a "This is London calling...". Tutto torna, ogni tanto.

venerdì 2 novembre 2007

Mondo musicale - Parte seconda


Come promesso, continuano le mie riflessioni socio-moral-economico-musicali.
Confesso, ci sono rimasto male. Non so quanti abbiano letto il libro, molti di più avranno visto il film: "High Fidelity" di Nick Hornby è interessante. Dalle prime pagine si direbbe un libro di formazione, dalle pagine di mezzo non so, ma il tono è diverso. Succedono un po' di cose, come in (quasi) tutti i libri, molte delle quali non hanno ancora trovato il proprio senso; alcune lo hanno in sé stesse.
Il nostro eroe possiede, e manda avanti, un negozio di dischi, di quelli da veri amatori e piccoli collezionisti. In cerca di una svolta in campo affettivo gli si presenta una occasione in quello lavorativo. Una notevole collezione di dischi, al di sopra degli standard del negozio ed anche di quelli accessibili al suo portafoglio, si presenta disponibile ad un cifra irrisoria. Perché? Appartiene al marito ricco di una donna ricca che ha pensato bene di andarsene con un'altra. Una collezione davvero importante, vinili ricercati, prime copie, pezzi unici, a pochi pounds: ero già contento per il nostro eroe. Ma qualcosa va storto.
Come sempre in questi casi leggevo molto velocemente, preso dalla contentezza. Il mio inglese non è ottimo, posso sbagliarmi quando leggo veloce. Sì diamine, mi sto sbagliando. Ma che sta facendo Rob?? Perché contratta il prezzo? Non certo per abbassarlo... ah vuole pagare di più! E perché vuole pagare di più?!
Senza dubbio è immorale pagare 50 pounds per una collezione che a quel "poveretto" è costata fatica, dedizione, passione (pensa lui). Ma perché patteggiare per uno che tradisce questa povera donna? Se non è riuscito a tenersi la propria moglie, a cui certo deve aver dedicato attenzioni in passato, tanto meglio che perda pure la collezione, no (penso io)? Avrete capito come va a finire.
Il libro riprende placido. I pochi anni (se non nessuno) che mi separano dalla fanciullezza mi fanno sperare in chissà quale rivincita della musica sulla morale ( o dovrei dire moralità?). Aspetto fiducioso.

giovedì 1 novembre 2007

Mondo musicale


Come è bello avere qualcosa per quello che si pensa esso valga. È un'esperienza rara. Ancora più raro è poterlo avere per quello che si crede di esser sicuri che valga. Quasi impossibile è che ciò accada per un prodotto commerciale, peggio ancora se musicale. Bene, talvolta è possibile.
Il punto è questo: l'idea dei Radiohead (va bene, magari non è un'idea loro, questo non lo so) è semplice e stupenda.
"Noi abbiamo fatto un album ("In Rainbows"). Ci siamo stati un po' a registrarlo. Eccolo, se vi va lo potete scaricare."
"Sì, ma cosa volete in cambio?"
"Mmh, fate voi. Non ci interessa in realtà. Fate come volete, davvero. It's up to you. No really. It's up to you."
Meccanismo perfetto. Ami i Radiohead? Perché non conceder loro fiducia: magari 8£ (circa 11.5€) vanno bene. Non li apprezzi ma sei curioso? Forse 1£ è la cifra giusta. Li odii? Inserite 0£. Impossibile? No no, si può fare. Si entra in una coda di un minuto circa. Meglio di Emule. Immorale? Direi di no. A loro non costa nulla. Se ti dice male, potresti addirittura sentirti in debito verso di loro (si ma com'è poi questo album? La recensione un'altra volta, devo ancora digerirlo).
Questo modo di portare avanti gli affari non mi è però completamente nuovo. A Pasqua ho vissuto l'esperienza di andare in Svizzera. Bello, pulito, i soliti discorsi. Non è questo il merito della Svizzera. Ciò che mi aveva davvero colpito, ma non stupito, era questo: poter mangiare tutto quello che si voleva e poi mettere i soldi, con discrezione, a proprio piacimento, in un maialino di coccio in mezzo al tavolo. Fantastico. Si mangia meglio vi assicuro. Certo a nessuno verrebbe in mente di non pagare. Con i Radiohead si può, è meno immorale: se scaricate o no, a loro che cambia?
Suggerisco questo: non pagate, pagherete dopo, il giusto, magari anche di più di quello che pensavate. Ed in questo modo, finalmente, ognuno ha ciò che si merita. W i Radiohead: link.
Rinvio a domani l'altro tema del post di oggi: "High Fidelity" di Nick Hornby ovvero del "Come rifiutare una collezione di dischi dal valore inestimabile proprio perché così preziosa". Bene, forse questo post potevo intitolarlo "Mondo finanziario".

mercoledì 31 ottobre 2007

Letture quotidiane


Va bene lo ammetto, sono un libromane; non che legga poi così tanto, in realtà. È che mi piacciono i libri, sono attratto dalle copertine, dagli indici, dall'impaginazione. Il contenuto, spesso, arriva dopo: se questo è anche buono, allora sono davvero contento.
La lista dei libri "che sto leggendo" è, e sarà sempre, lunga; ma io leggo poco e con discontinuità.
Cosa ho fatto oggi? Ho letto un po':
pag. 32-72 de "L'inglese (nuove lezioni semiserie)" di Beppe Severgnini, un autore antipatico, troppo sicuro di sé, spesso paradossalmente inconcludente (e che boccerebbe il mio avverbio in -mente). Però mi piace, proprio perché, cosa rara in Italia, le cose le dice.
Ho letto in 2 giorni (un vero record per me) il suo "L'italiano (lezioni semiserie)" e seppur non entusiasmante, me lo sono goduto: non che ora scriva meglio, intesi, però ho sorriso, nel leggerlo. A seguir i suoi consigli, il mio post sarebbe finito alla terza riga: i suoi suggerimenti su come scrivere un telegramma di condoglianze portano a risultati di una freddezza particolare, quasi ironica.

Cari Vera e Velio,
ho saputo della zia Veronica: mi dispiace. Vi sono vicina, e vi abbraccio. Se posso esservi utile, sapere dove trovarmi.


Un po' come dire: "Scusate vado di fretta, però tanto avete il mio numero, qualsiasi cosa. Però se prendete l'appuntamento dalla segretaria è meglio".
A pensarci bene forse la sua era proprio una provocazione, quasi a dire: va bene essere stringati, ma con le dovute eccezioni. Credo di no.
Pericolose le divagazioni. Vuol dire che non descriverò il contenuto delle 40 pagine lette oggi, né descriverò cos'altro ho fatto: recupererò.
Buonanotte.

martedì 30 ottobre 2007

Done2day


Succede di dover cambiare idea, spesso. Done2day non era certo il nome pensato per il blog ma non sono molti gli indirizzi disponibili. Si direbbe infatti che ogniqualvolta venga in mente un nome, la gente sia pronta a tenerselo al caldo, per l'evenienza.
Non vi dirò i nomi provati ma mi crederete se affermo che tutti quelli pensati erano occupati, ma solo uno realmente utilizzato. Succede, in quel del blogspot. Ma mi posso ritenere fortunato, e molto. Done2day è un bel nome e poi non molto lontano dalle mie intenzioni.
In questo spazio - non space - mi piacerebbe descrivere, con brevità, la mia giornata. Il punto è che le mie giornate non sono poi molto interessanti, ma seppur non dovessero presentare attrattive perlomeno rimarrebbero qui, pronte ad ogni mia successiva rilettura; in fondo non sono nati così i blog?
Questi i propositi, è chiaro che non scriverò tutti i giorni.
Cosa ho fatto oggi? Ho aperto un blog. È già qualcosa.